Christie’s vende opere NFT di Andy Warhol: la polemica
“Andy Warhol: Made Machine”: la nuova vendita NFT di Christie’s dedicata al genio della Pop Art
Dopo le numerose vendite NFT milionarie dello scorso periodo, Christie’s presenta ora “Andy Warhol: Machine Made”, una vendita di cinque opere digital create da Andy Warhol a metà degli anni ‘80, recuperate da vecchi floppy disk e ora messe all’asta come NFT a New York fino al 27 maggio.
Le opere d’arte in vendita includono due autoritratti e le immagini di una banana, di un fiore rosso e di una lattina di Campbell’s Soup, soggetti tra i più conosciuti e simbolici della produzione dell’artista, in una veste però mai presentata prima! Warhol aveva infatti creato queste opere sul suo personal computer, il Commodore’s Amiga 1000, utilizzando ProPaint, un software mai più rilasciato.
Nell’estate del 1985, infatti, Warhol aveva ricevuto il suo primo personal computer Commodore proprio dall’azienda, del quale era diventato anche ambasciatore. Per il lancio, la società aveva pianificato una performance che vedeva Warhol sul palco del Lincoln Center con la cantante dei Blondie, Debbie Harry, ritratta dall’artista proprio con il nuovo software ProPaint. In seguito il padre della Pop Art avrebbe realizzato altre opere digitali -tra cui quelle presentate da Christie’s- a dimostrazione del suo interesse per le nuove tecnologie.
Nel 2011 l’artista americano Cory Arcangel si è messo alla ricerca di queste opere di cui si erano perse le tracce e nel 2014, grazie all’aiuto di un team di esperti del Carnegie Mellon University Computer Club di Pittsburgh e del Frank Ratchye Studio for Creative Inquiry, questi lavori memorizzati in un file obsoleto sono stato recuperati su un floppy-disk e condivisi poi con il mondo.
Ora, quelle cinque immagini sono all’asta con una stima compresa tra i $10.000 e i $16.000 fino al 27 maggio da Christie’s New York, che offre per la prima volta la possibilità di acquisire un NFT di Andy Warhol. Le opere, offerte ad un prezzo molto competitivo, dovrebbero quindi attrarre numerosi collezionisti, sia tradizionali sia Crypto.
Ma aggiudicandosi le opere, cosa riceveranno i fortunati collezionisti?
Ogni lotto è costituito da un file TIFF da 27 megabyte, formato che permette di mantenere un’altissima qualità dell’immagine, soprattutto quando questa è presa a sua volta da un’altra copia già esistente.
I proventi della vendita andranno totalmente a beneficio del fondo di emergenza della Andy Warhol Foundation for the Visual Arts che ha collaborato alla realizzazione dell’asta.
“Come grande visionario del XX secolo che ha predetto così tante verità universali sull’arte, la fama, il commercio e la tecnologia, Warhol è l’artista ideale, e gli NFT sono il mezzo migliore per reintrodurre le sue opere d’arte digitali pionieristiche”, ha dichiarato Noah Davis, specialist di Christie’s per il dipartimento di Post War & Contemporary Art.
Ma la vendita, nonostante l’interesse dei più, ha suscitato le polemiche di Golan Levin, new media artist e professore alla Carnegie Mellon, secondo il quale gli NFT venduti da Christie’s non corrisponderebbero alle opere originali proprio perché vendute in una risoluzione migliore rispetto a quella in cui apparivano sui monitor dell’epoca.
Un dubbio sulla proprietà intellettuale che ha fatto indignare Levin a tal punto da dichiarare che il comportamento di Christie’s “è imbarazzante e insulta le persone che lavorano nel mio campo”.