CLUBHOUSE IL SOCIAL NETWORK CHE PARLA D’ARTE
a cura di Andrea Concas
È senza dubbio il place to be del momento, il social più cool che sta coinvolgendo, travolgendo e soprattutto facendo parlare il mondo dell’arte.
Se Instagram temeva i video di TikTok, ora deve anche guardarsi – o meglio aprire le orecchie – alle conversazioni audio dirompenti di Clubhouse il nuovissimo social network basato interamente sulla voce degli utenti e i messaggi vocali.
Da tempo, sui sistemi di messaggistica come Whatsapp, Telegram, Facebook Messenger o nei DM di Instagram si predilige un messaggio vocale, breve o lungo che sia, ad uno di testo, una scelta legata soprattutto a motivi di praticità, velocità, pigrizia o contesto.
Questo fenomeno non è certo sfuggito a due visionari imprenditori americani, ovviamente della Silicon Valley – Paul Davison e Rohan Seth, rispettivamente ex Pinterest e Google – che dopo aver raccolto oltre 100 milioni di dollari dalla società di venture capital Andressen Horowitz e già investitori di Facebook, Twitter e Airbnb, hanno lanciato ad Aprile 2020 in piena pandemia, il social network Clubhouse, dove è possibile inviare soltanto messaggi audio, e che ad oggi conta i primi 2 milioni di utenti con una valutazione che supera 1 miliardo di dollari!
Come un inedito walkie talkie per i più romantici o ancora una radio o un podcast interattivo 4.0, dove la comunicazione si fa bidirezionale, Clubhouse è più simile alle piattaforme per le call come Zoom, Meet o similari per i più tecnologici, dove è possibile gestire uno “stage”, un palco con Moderator e Speaker insieme ad una platea di ascoltatori che si riunisce in Stanze o Canali sempre più tematici.
Esploso negli USA nei mesi scorsi, a Gennaio 2021 è arrivato in Italia con grande entusiasmo, ma soprattutto esclusività.
Ad oggi infatti è possibile accedere solo su invito, e questo piace tanto alla Community di Clubhouse che cresce di massimo 4 persone alla volta, tanti quanti sono il numero degli inviti disponibili per ogni utente.
Una catena che crea dipendenza perché, leggenda vuole, che per ogni utente che invita un altro, il primo ne sia responsabile, un garante quindi delle azioni: il ban che potrebbe colpire l’invitato quindi, colpirebbe anche il garante.
Se da un lato l’esclusività è diventata leva di marketing disruptive, dall’altro ha garantito un grande livellamento degli interessi, status e peculiarità degli utenti, i quali invitandosi tra loro creano valore e soprattutto community verticali.
Le Stanze diventano sale tematiche, dove condividere argomenti sempre più di nicchia, in cui tutti possono partecipare, seppure con la moderazione degli organizzatori, ma dove il diritto di parola è per tutti e per alzata di “mano”, con l’obiettivo di dare il proprio contributo alla conversazione.
La propria voce su Clubhouse diventa un’arma molto potente e che lascia spazio all’immaginazione: può amaliare, coinvolgere, annoiare o infastidire, ma certo permette a tutti di andare oltre i propri limiti, senza doversi fermare di fronte alle barriere tecnologiche, come quelle di Twitch per le telecamere o di Instagram dove essere perfetti nelle foto e nelle dirette è tutto.
Con Clubhouse basta un Iphone – per ora il social è scaricabile solo su device con sistema iOS a breve la versione Android – e la propria voce: si può parlare in qualunque condizione o momento della propria giornata, in pigiama, in attesa del proprio turno in Posta o mentre si cucina o si fa sport, perché decidi tu se ascoltare o parlare.
Ma attenzione: Clubhouse ha un altissimo tasso di “time consuming” e crea dipendenza come non mai!
A conferma di ciò si registra la presenza di grandi personaggi dello spettacolo come Oprah Winfrey, Ashton Kutcher, Chris Rock, Kevin Hart, Drake, di giornalisti come Taylor Lorenz del New York Times, venture capitalist come Ben Horowitz, influencer, imprenditori che trovi senza troppa fatica tra una stanza e l’altra, dove è possibile dialogare senza filtri, un’occasione unica per creare un network di alto profilo.
Non mancano nemmeno i grandi nomi dell’arte, con i suoi protagonisti come il contemporary art agent Johann Konig, l’artista Rashid Johnson, il direttore della fiera d’arte VOLTA Kamiar Maleki, il curatore Hans Ulrich Obrist, o ancora la Founder di MTArt Agency Marine Tanguy.
Arriva anche l’Italia, felice di aver dato il via con le prime stanze dedicate all’Arte in italiano, ma ogni giorno arrivano sempre più gatekeepers come la Collezione Taurisano, l’artista illustratore e già start di TikTok Federico Cecchin e ancora la collezionista Umberta Gnutti Beretta e il Contemporary & Street Art Contributor di Forbes Marco Rubino.
Numerose le stanze tematiche dedicate all’arte, alla sua promozione, all’innovazione e alla Blockchain, al mercato dove talks e interviste accendono confronti e chiacchierate all’insegna dell’arte in modo ordinato e proficuo.
Ad esempio il Simco’s Art Club del celebre collezionista Stefan Simchowitz che ha l’obiettivo di creare un dialogo tra artisti, collezionisti, curatori, galleristi e filantropi dell’arte.
Seppure sempre su invito, esiste un numeroso gruppo di italiani che cresce giorno dopo giorno accolti da #ClubhouseItalia capitanati da Marta Basso, poliedrica comunicatrice ed imprenditrice, e con la quale ogni martedì alle 9 conduciamo insieme #LKDNFOCUS per fare il punto sulle ultime news, trend e attualità, tra innovazione, cultura e business ed ora anche su Clubhouse.
Io me ne sono innamorato, sono presente sul social sempre sotto il tag @ArteConcas e come al solito, ogni giorno, parlo (questa volta nel vero senso della parola) di Arte e Innovazione.
Appuntamento fisso dsal Lunedì al Venerdì alle ore 14 mi trovi con la Stanza “Art Lunch con ArteCONCAS”: 30 minuti per nutrirci d’Arte parlando di Innovazione, grandi Artisti, Musei, delle Professioni, del Mercato, del Sistema e rispondere alle tue domande!
Photo Credits: Clubhouse