Crypto Art, NFT e impatto ambientale
ll mercato della Crypto Art e degli NFT rappresenta la nuova frontiera di vendita delle opere digitali.
Ma quali sono le conseguenze a livello ambientale?
Scopriamole insieme!
Il momento è caldo: dopo la vendita record da Christie’s da parte di Beeple il mercato della Crypto Art e degli NFT Non-Fungible Token sta scatenando una vera e propria corsa all’oro.
Ma alcuni si sono chiesti qual è l’impatto ambientale per la creazione degli NFT (non fungible token), cosa che spinge sempre più crypto artisti ad informarsi e cercare soluzioni più sostenibili.
La recente pubblicazione su Medium della ricerca condotta dall’artista digitale Memo Akten sul costo ecologico dell’industria delle criptovalute ha aperto un nuovo dibattito.
Atken sostiene che, se da un lato il mercato Crypto ha il merito di offrire garanzie sulla proprietà e l’autenticità delle opere digitali grazie agli NFT, dall’altra sostiene che questi meccanismi richiedono un grande dispendio di energia e sono quindi potenzialmente dannosi all’ambiente.
I processi di creazione degli NFT dipendono dalle capacità di calcolo di migliaia di computer che richiedono un consumo di energia molto più grande rispetto alle attività standard dei server.
Il sistema Crypto, infatti, si basa principalmente sui combustibili fossili, il che comporta un ingente sfruttamento delle risorse minerarie con conseguenti emissioni di Co2.
Si stima che una singola transazione in Ethereum (ETH) abbia un’impronta media di 27,7 kg di Co2: l’equivalente del consumo elettrico di una casa americana nell’arco di due giorni.
Quando si tratta di opere digitali, il discorso peggiora. Il processo per convalidare un NFT si chiama minting ed essendo più complesso, consuma di più.
Secondo l’analisi di Memo Atken che considera 80 mila transazioni relative a 18 mila NFT venduti sulla piattaforma SuperRare, il consumo energetico medio per transazione è di 82 kWh, pari a 48 kg di Co2.
In media, Akten ha calcolato che la carbon footprint di un singolo NFT su SuperRare è di 211 kg di Co2. L’equivalente di un viaggio in macchina per mille chilometri o di un volo lungo due ore.
Esistono soluzioni sostenibili per il mercato della Crypto Arte?
Ecco alcuni scenari.
1 – Trasparenza e sensibilizzazione: è necessario fornire informazioni chiare sull’impatto ambientale della Crypto Arte e su come ridurlo al minimo, ad esempio limitando la quantità di transazioni alle sole necessarie e confermate.
2 – Implementare Protocolli PoS: secondo Nifty Gateway è possibile ridurre l’impatto del 99% implementando sulle piattaforme esistenti protocolli di consenso PoS (Proof-of-Stake) in sostituzione di quelli Proof-of-Work (PoW) su cui si basa l’attuale mercato della Blockchain e degli NFT.
I protocolli PoS – il più celebre al momento è Harmony – adopera un processo differente per convalidare le transazioni e raggiungere il consenso. Si tratta sempre di un algoritmo crittografico, ma il suo funzionamento consente più alta scalabilità delle transazioni e meno consumo energetico.
3 – Adottare piattaforme sostenibili: altra soluzione consisterebbe nell’utilizzo da parte degli artisti e dei collezionisti di piattaforme considerate etiche come hicetnunc, Viv3 o Kalamint.
Oggi la discussione è molto polarizzata: da una parte c’è chi sostiene che la Crypto Art non provochi danni all’ambiente come John Crain, Ceo di SuperRare che giudica troppo “sensazionalistica” l’analisi di Atken; dall’altra c’è chi invece manifesta la necessità di modelli più sostenibili capaci di sviluppare il mercato della Crypto Art ma allo stesso tempo rispettare il Pianeta.
E tu, sei pronto a scoprire il mondo della Crypto Art?
Photo Credits: via NBC News
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Su quali Piattaforme?
Art Rights, in collaborazione con Andrea Concas e ProfessioneARTE.it, ha creato un corso completo rivolto ad Artisti, Professionisti e Collezionisti che desiderano approfondire e iniziare ad addentrarsi nel mondo della Crypto Art e degli NFT.