Le Interviste di ProfessioneArte.it
Lui è Domenico Filipponi, Art Advisor per Cordusio Fiduciaria
Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.
Opportunità certo, quelle non possono mancare, ma le capacità personali hanno fatto tanto nella costruzione di una solida carriera professionale per Domenico Filipponi, Responsabile dei servizi Art Advisory di Cordusio Fiduciaria, società del Gruppo UniCredit.
Come conferma lui stesso in questa intervista, la sua è una professione delicata che “cambia con il tempo”.
L’Art Advisor infatti è una figura diventata ormai strategica nella gestione patrimoniale di coloro che scelgono di diversificare il proprio portafoglio nei cosiddetti “passion asset”, ma il rigore e la lucidità d’azione sono d’obbligo.
Fondamentale l’esperienza che matura nel tempo e che permette al professionista di essere in grado di decifrare, con margine di errore certo ma sempre previsto, quelli che vengono individuati come i “codici del mercato dell’arte” permettendo al cliente/collezionista di prendere le proprie decisioni consapevolmente.
Un ruolo di consulenza, quindi vicino al collezionista più tradizionale così come al Millennial, per rispondere alle nuove domande attraverso una lettura sempre imparziale e chiara nelle dinamiche di vendita e di acquisto di opere d’arte.
Domenico Filipponi è Responsabile dei servizi Art Advisory di Cordusio Fiduciaria, la società del Gruppo UniCredit.
Domenico Filipponi con una laurea presso l’Università “La Sapienza” di Roma, ha mosso i primi passi nel mondo dell’arte grazie all’attività giornalistica, in qualità di responsabile delle pagine economiche de “Il Giornale dell’Arte” e come corrispondente dall’Italia per testate estere come l’inglese “The Art Newspaper” e la francese “Le Journal des Arts”.
Successivamente ricopre il ruolo di General Manager degli uffici italiani della casa d’aste internazionale Christie’s, quale esperto del mercato dell’arte, soprattutto moderna e contemporanea, Filipponi ha costruito un network di collezionisti, antiquari, galleristi, direttori di musei, curatori e critici.
A metà degli anni ‘90, ha proposto la casa d’aste come referente per i servizi di Art Advisory ai clienti private delle maggiori banche italiane. Tra queste Unicredit, con la quale ha intrapreso una collaborazione dal 2004, quando è stato incaricato di costruire i servizi di Art Advisory del Gruppo, diventandone Responsabile.
Tra i servizi offerti la gestione e analisi dei patrimoni artistici, la valutazione di assets artistici, la consulenza sulla compravendita, fiscalità dell’arte, circolazione dei beni artistici in ambito nazionale e internazionale, e consulenza “logistica” (restauro, trasporto, assicurazione).
1.Com’è iniziato il suo percorso nel mondo dell’arte?
Con gli studi, uniti ad una innata passione personale e il privilegio di aver incontrato dei veri e propri mentori che hanno alimentato e nutrito il mio desiderio di conoscenza.
Il percorso professionale che ne è scaturito (prima ho scritto di mercato dell’arte, poi me ne sono occupato lavorando in una casa d’aste e infine lo consiglio in qualità di advisor) non è stato altro che il risultato di un insieme di opportunità e…voglio crederlo, capacità personali.
2.Come descriverebbe la sua professione oggi?
Un ago della bilancia, ma anche un decifratore. Ritengo che l’advisor debba offrire una lettura imparziale e il più possibile chiara delle varie dinamiche di mercato per analizzare nel modo migliore tutti i fattori importanti ai fini di un acquisto o di una vendita.
“Decifrare” i codici del mercato dell’arte e mettere il cliente nella condizione di fare una scelta consapevole è l’obiettivo che perseguo.
3. Come è cambiata nel tempo la sua professione?
Più che nel tempo è una professione che cambia con il tempo.
E’ un lavoro che ha la sua ragion d’essere proprio nella capacità di seguire i cambiamenti. Il cambiamento del gusto (o della moda se vogliamo essere meno prosaici); il cambiamento degli assetti economici e politici dei Paesi e del pianeta; l’ampliamento del mercato a nuovi territori e a nuove generazioni di acquirenti; l’avvento di nuove tecnologie che cambiano il modo di fare mercato ecc.
Decifrare (torno all’esempio già fatto) quest’insieme di cambiamenti, valutarne l’impatto sulle dinamiche di mercato e condividerne l’interpretazione con il cliente è quello che cerco di fare quotidianamente.
Un lavoro in continuo divenire.
4. Che impatto sta avendo il digitale nel suo settore?
Un altro segno dei tempi che cambiano e che non si può non tenere in considerazione per fare al meglio il proprio lavoro. Ritengo che il digitale sia ormai, per fare solo un esempio, parte integrante e irrinunciabile dell’iter di una compravendita.
Con questo non voglio dire che “l’esperienza” digitale possa o debba sostituire in toto quella del reale confronto con l’opera, l’artista, il gallerista, lo specialista ecc. ma di certo è qualcosa che è ormai entrato nel “quadro” di una trattativa contribuendo a renderla anche più trasparente e migliore ai fini della tutela delle diverse parti coinvolte.
5. Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua professione?
Curiosità, curiosità, curiosità.
Desiderio di vedere, conoscere, osservare, ascoltare. Studiare, molto. Allenare i propri occhi guardando il più possibile. Fare confronti, spaziare tra epoche, discipline, culture, territori senza porre limiti al campo della propria indagine, dei propri interessi o dei propri desideri. “Collezionare” esperienze. Diverse.Sì lo so, sto descrivendo un percorso “fuori moda” ma credo (è solo una mia opinione) sia necessario accumulare prima conoscenze ed esperienze per poter essere poi nella condizione di condividerle e metterle a disposizione degli altri.