Intervista a Giacomo Nicolella Maschietti Giornalista professionista – ProfessioneARTE.it

    Le Interviste di ProfessioneArte.it

    Lui è Giacomo Nicolella Maschietti Giornalista professionista specializzato in arte e mercato. 

    Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi  professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.

    Inventare e reinventarsi ogni giorno, con la curiosità negli occhi per imparare a vivere d’arte tra musei e gallerie in tutto il mondo.

    Questa potrebbe essere sinteticamente la descrizione di Giacomo Nicolella Maschietti, giornalista professionista specializzato in arte e mercato, che collabora con le grandi testate nazionali scrivendo di grandi mostre, di Biennali, di aste straordinarie, di collezionisti da scoprire, di grandi artisti e di quelli che forse saranno ricordati, con sguardo attento e sincero.

    Lui nel “magico e inaccessibile” mondo dell’arte, quello tanto ambito da aspiranti giornalisti e curatori, ci è capitato un po’ per caso, per fare “il ragazzo di bottega” prima in una galleria d’arte e poi in un’altra ancora, imparando il mestiere alla vecchia maniera, sempre con occhio al futuro. 

    In questa intervista Giacomo racconta cosa significhi oggi svolgere il mestiere del giornalista d’arte, l’impatto del digitale sul mercato e il valore di una professione che “non è per tutti, solo per chi è troppo tenace da fare un altro mestiere”.

    Giacomo Nicolella Maschietti è un Giornalista professionista specializzato in arte e mercato, di cui scrive per le maggiori testate nazionali come MilanoFinanza, GQ, MarieClaire Maison, Patrimoni, Private, Gentleman. Ha una rubrica settimanale su ArtsLife, MOTEL NICOLELLA. 

    Laurea in Filosofia della Scienza, è iscritto all’Albo Professionisti. Ordine Regionale della Lombardia, dal luglio 2010. 

    Collabora come Social Media Manager per la casa d’aste Wannenes Art Auction, è consulente strategico per l’associazione no profit Save The Artistic Heritage e dal 2008 è conduttore televisivo del programma: Top Lot. In onda ogni week end sul canale 507 di SKY “Class CNBC”

    E’ stato presentatore ufficiale del Design Prize 2017, premio organizzato da Abitare, Designboom & Edison, oltre a moderatore ufficiale dei St.Moritz Art Masters dal 2012 al 2016.

    A Maggio 2019 apre un Motel, la rubrica settimanale MOTEL NICOLELLA in cui ospita e intervista i personaggi dell’arte sul digital magazine ArtsLife

    Specialista di Mercato dell’Arte per le Università IED Venezia e IULM Milano, è Art Consultant per aziende impegnate nella CSR e per collezionisti privati. E’ parte di Art Backers Agency, agenzia di Marketing Culturale e Comunicazione interamente dedicata al mondo dell’Arte 3.0.

    Tifa Milan, moderatamente visti i tempi.

    1. Come è iniziato il suo percorso nel mondo dell’arte?

    Per caso. Un po’ come accade nei romanzi di Ben Lerner. Ad ogni nuovo capitolo svela meglio, con più precisione, come i personaggi non siano persone sintetizzate, ma espanse, che si muovono nel tempo e nello spazio e che le vite che viviamo sono il risultato di miliardi di variabili impazzite, spesso casuali, e non si capisce bene né a cosa sono dovute, né a cosa portano.

    Ho frequentato l’Università più per saltare il militare che per altro. Ne sono uscito con una lode inaspettata, e poi ho iniziato a fare il ragazzo di bottega nelle gallerie d’arte. Da lì sono andato avanti per esclusione: da quello che mi piaceva meno, al meno peggio. 

    Ricordate l’inizio di Io e Annie? Due vecchiette sono ricoverate nel solito pensionato per anziani e una di loro dice: “Ragazza mia, il mangiare qua dentro fa veramente pena”, e l’altra: “Sì, è uno schifo, ma poi che porzioni piccole!”. Be’, essenzialmente è così che io guardo alla vita: piena di solitudine, di miseria, di sofferenza, di infelicità e disgraziatamente dura troppo poco”. 

    Oggi, so fare solo questo. Scrivo d’arte, e passo il tempo nelle gallerie e nei musei

    2. Come descriverebbe la sua professione oggi?

    Da inventare e reinventare ogni giorno. Purtroppo non c’è più il “posto fisso” che imbocchi alla fine dell’Università e resta tale fino alla pensione. Avevo un parente lontano che per tutta la vita si è occupato solo dell’Inter, lavorava alla Gazzetta dello Sport. Forse un po’ noioso alla lunga, ma sicuramente affascinante. Oggi non sarebbe più possibile. 

    Da dipendente, il giornalista, oggi risponde alle richieste del suo editore e deve correre veloce per portare a casa un prodotto di valore, la coperta resta sempre troppo corta comunque. Tante ore di lavoro, retribuzioni basse.

    Da freelance (come sono io oggi) c’è invece il tema di dover tirare fuori conigli dal cilindro ogni settimana. Non basta lavorare bene, si deve cercare di avere le idee prima degli altri, possibilmente più belle, per incuriosire il pubblico e chi ti paga. Si devono coltivare rapporti con tanti interlocutori diversi perché la precarietà va gestita. Non è certamente semplice, ma resta ancora sostenibile. È un mestiere, quello dello scrivere, che chiede una lunghissima gavetta. Se mi capita di rileggere le mie cose di dieci anni fa c’è da mettersi le mani nei capelli. A 25 anni sei convinto di aver capito tutto, e invece non sai fare ancora niente.

    Non è per tutti, solo per chi è troppo tenace da fare un altro mestiere

    3. Come è cambiata nel tempo la sua professione?

    Quando ho iniziato, nel 2005/6, era un altro mondo, letteralmente. Si guardava molta più televisione e i giornali avevano ancora un potere enorme. Da Flash Art, ad esempio, ho avuto modo di imparare tantissimo, era una bibbia vera e propria, quello che c’era scritto valeva come se fosse scolpito nella pietra, e se stavi dentro a quel giro eri rispettato, se non temuto addirittura.

    Per non parlare di Class CNBC, il canale finanziario che mi ha “adottato”. Mi ha offerto la possibilità di fare il giro delle fiere d’arte di tutto il mondo: sono stato diverse volte a Hong Kong, Shanghai, Beijing, Sud Africa, Sud America, New York. Ogni settimana arrivavano inviti per andare a coprire le fiere e le aste. Mi è andata bene. Ho potuto vedere dal vivo le cose, scoprire come funzionava un mondo ancora in corso di globalizzazione. Oggi manderebbero un filmato via WeTransfer

    Motel Nicolella Art Rights
    La cover di “Motel Nicolella”, la rubrica curata da Giacomo Nicolella Maschietti su ArtsLife

    4. Che impatto sta avendo il digitale nel suo settore?

    Attualmente ci troviamo nel pieno dell’emergenza Covid, proprio mentre sto rispondendo a queste domande, e devo ammettere che si tratta di un impatto pressoché devastante.* Chiariamo di quali settori parliamo: mi occupo di giornalismo e di arte, ed entrambi saranno costretti a cambiare pelle.

    Il giornalismo in realtà la crisi la sta affrontando da oltre dieci anni, con un calo costante e continuo dell’edicola, mai nemmeno per la metà dei ricavi coperto dal web. Il pubblico è stato abituato ad avere le notizie gratuitamente su Internet e si mostra ancora reticente a doverle pagare. Questo ha provocato una serie di tremendi effetti a catena, con abbassamento della qualità editoriale e relative fake news. Oggi ci sono tante testate che hanno messo a punto strategie per la sopravvivenza: alcune con il cosiddetto “sito poroso”, che vanta contenuti premium a pagamento e altri che restano gratuiti, chi cerca invece di convogliare tutte le forze sull’edicola e sugli abbonamenti, realizzando riviste più simili a piccoli libri da collezionare, chi infine si è buttato sul digitale tout court facendo inchieste e approfondimenti, tutti a pagamento. Difficile intuire la ricetta vincente, di sicuro senza il finanziamento statale all’editoria in questo paese più della metà dei giornali sarebbero costretti a chiudere. 

    Per l’arte è un po’ diverso, sembra che si sia scoperto il digitale giusto qualche settimana fa. 

    I Musei stanno affrontando la crisi proponendo le mostre in formato digitale, ma siamo ancora molto lontani da avere un prodotto d’appeal. Le case d’asta sono quelle messe meglio, perché a parte il problema (enorme) di reperire le collezioni, sono già abituate al commercio on line, la risposta è solo lì. Le gallerie, infine, sono quelle più in difficoltà. L’impossibilità di organizzare fiere e vernici le costringe a confezionare in fretta e furia delle viewing room per tentare di sbarcare il lunario, ma non basta caricare un pdf on line per intercettare i collezionisti. Andrà fatto molto di più, e tanti saranno costretti a chiudere

    *ndr: l’intervista è stata rilasciata prima della fine del lockdown in Italia del 18 maggio.

    5. Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua professione?

    Cito testualmente un bel dialogo tratto da Jules e Jim, di François Truffaut, un film francese del 1962 con Jeanne Moreau

    “Che cosa posso fare?” 

    Il curioso.” 

    “Non è un mestiere.” 

    “Non è ancora un mestiere. Viaggi, scriva, traduca, impari a vivere dovunque, e cominci subito. L’avvenire è dei curiosi di professione. I francesi sono rimasti chiusi in casa per troppo tempo. Troverà sempre un giornale che paghi le sue scappatelle.” 


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    Questa intervista è stata realizzata in collaborazione con ProfessioneARTE.it, la prima community dedicata alla formazione, aggiornamento e orientamento verso le professioni dell’arte.

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