Intervista a Lorenzo Balbi – Direttore Artistico Museo MAMbo Bologna – ProfessioneARTE

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    Lui è Lorenzo Balbi direttore artistico del MAMbo Museo d’Arte Moderna di Bologna.

    Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi  professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.

    Perseguire con costanza e dedizione la propria passione per l’arte. Questo il percorso svelato dal direttore artistico del MAMbo, che oggi vive da vicino le opere e gli artisti coordinando la rete culturale contemporanea di Bologna.

    Studiare l’arte, scriverla, raccontarla per poi diventare fulcro per l’inizio di un dialogo tra più realtà, ecco il ruolo di Lorenzo Balbi, che dal 2017 si occupa della gestione e del coordinamento di una rete di sei diversi spazi pubblici dedicati all’arte e alla cultura contemporanea a Bologna raggruppati sotto il nome Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei.

    Dopo gli studi in Conservazione dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, si specializza in Arte Contemporanea all’Università degli Studi di Torino. Dal 2006 al 2017, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, ha insegnato Metodologia della Curatela a CAMPO, corso per curatori, e si è occupato dell’organizzazione e dello sviluppo di progetti espositivi negli spazi dell’istituzione a Torino e a Guarene d’Alba, oltre alle rassegne espositive della Collezione Sandretto Re Rebaudengo all’estero. È stato curatore e responsabile della Residenza per Giovani Curatori Stranieri per tre edizioni dal 2015 al 2017. Dal 2018 ha assunto la direzione artistica di ART CITY Bologna, rassegna di eventi espositivi in città promossa in occasione di Arte Fiera; è membro del consiglio direttivo di AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani e del coordinamento del Forum dell’Arte Contemporanea Italiana.

    Nell’intervista racconta com’è cambiato il ruolo del direttore di un museo, i nuovi compiti, le inedite sfide da affrontare o gli ostacoli da superare non è impresa semplice, ma la strategia è tutto e mettere in campo nuove competenze non è mai stato necessario come in queste settimane che vede i musei di tutto il mondo chiusi al pubblico per l’emergenza sanitaria, ma attivissimi online.

    Ecco allora che il direttore Lorenzo Balbi ha colto la sfida aprendo ancora di più le porte al digitale con il progetto “2 minuti di MAMbo”, iniziativa di engagement digitale per non smettere di raccontare il museo, gli artisti, le opere insieme a tutto lo staff.

    Lorenzo Balbi (Torino, 1982. Vive e lavora a Bologna) è direttore artistico del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna.

    Dal 2017 ha assunto il ruolo di Responsabile dell’Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei, alla quale afferiscono, oltre al MAMbo, Villa delle Rose, Museo Morandi, Casa Morandi, Museo per la Memoria di Ustica e Residenza per artisti Sandra Natali.

    1.Come è iniziato il suo percorso nel mondo dell’arte?

    I miei genitori mi hanno abituato a viaggiare e a visitare musei, chiese e mostre fin da piccolo.

    Non si trattava esclusivamente di arte contemporanea, ma sicuramente mi hanno abituato loro alla frequentazione degli spazi culturali.

    Una volta finito il liceo classico ho scelto di frequentare Storia dell’Arte all’Università Ca’ Foscari di Venezia e di specializzarmi in Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Torino. Nel frattempo avevo iniziato a collaborare con il Giornale dell’Arte e a scrivere di arte contemporanea, rimanendone decisamente attratto e cominciando massicciamente a leggere, studiare, visitare, informarmi.

    La passione per l’arte di oggi mi ha poi spinto a candidarmi per un posto come mediatore culturale alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino mentre ancora studiavo – per poter vivere da vicino con artisti e opere – e da lì è iniziato tutto.

    2. Come descriverebbe la sua professione oggi?

    Da luglio 2017 mi occupo della gestione e del coordinamento di una rete di sei diversi spazi pubblici dedicati all’arte e alla cultura contemporanea a Bologna raggruppati sotto il nome Area Arte Moderna e Contemporanea dell’Istituzione Bologna Musei.

    I sei spazi sono: il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, il Museo Morandi, Casa Morandi, Villa delle Rose, il Museo per la Memoria di Ustica e la Residenza per Artisti Sandra Natali.

    Di questi sei spazi curo la programmazione espositiva e le collezioni, imposto i budget, coordino lo staff, gestisco le sedi e mi occupo della pianificazione e strategia di azione.

    È un lavoro bellissimo ed estremamente stimolante, difficile ma anche un traguardo per cui ho studiato e mi sono impegnato in tutti questi anni.

    3. Come è cambiata nel tempo la sua professione?

    Il ruolo del direttore di museo è cambiato molto negli ultimi anni.

    Il direttore “vecchio stile” era la punta di una gerarchia piramidale da cui dipendevano tutte le scelte sia di ordine amministrativo e gestionale sia scientifico e artistico.

    Dal direttore partivano tutte le indicazioni per la gestione della vita dell’istituzione. Ora questo approccio è impensabile.

    Il direttore artistico di un museo contemporaneo è invece oggi inteso come “collettore” di diverse istanze, persona capace di riunire diverse direzioni, mettere insieme voci, far partire il dialogo necessario per arrivare alle scelte.

    Una direzione univoca, intesa come espressione di una sola voce non è più interessante quanto una direzione che riesca ad esprimere le proprie idee e intenzioni mettendo insieme più voci, più inclinazioni, più discussioni.

    4. Che impatto sta avendo il digitale nel suo settore?

    Il digitale sta cambiando radicalmente il modo di percepire le iniziative del museo da parte del pubblico e di comunicarle da parte dell’istituzione.

    Tutti gli studi e le indagini di settore dimostrano come sia essenziale per i musei adottare precise strategie per portare avanti le proprie iniziative on-line. Basta pensare che oltre l’80% delle scelte che facciamo derivano da una consapevolezza derivata dall’aver letto/visto un contenuto on-line per capire quanto sia importante per i musei essere presenti significativamente sul web.

    Ho sempre inteso lo spazio on-line del museo come un ulteriore spazio espositivo, con le sue diverse regole ma anche con le sue diverse possibilità ma mi preme puntualizzare che i musei sono in primis luoghi: luoghi fisici in cui si svolgono azioni e si mostrano opere che vanno fruite di persona.

    L’obiettivo del museo deve essere quello di preservare questa frequentazione e prossimità fisica e di aumentarla, il web deve essere un’estensione e una ulteriore risorsa per arrivare a questo obiettivo.

    5. Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua professione?

    Credo che non ci sia un percorso privilegiato per intraprendere la mia professione. Il bello di questo lavoro è che lascia aperta la porta a persone con studi, esperienze, inclinazioni e percorsi anche molto diversi.

    Certo le scuole per curatori sono un’ottima base – che non può prescindere da una solida preparazione in storia dell’arte – ma alcuni illustri esempi di grandi professionisti dimostrano che questo percorso non è l’unico possibile.

    Mi sento quindi di dare un unico consiglio: l’esperienza che trovo assolutamente essenziale nel percorso di un curatore è quella della mediazione culturale.

    Lo stare in sala, insieme alle opere e a continuo rapporto con il pubblico è un’esperienza di consapevolezza imprescindibile, base per lo sviluppo di un proprio percorso curatoriale e terreno su cui poter cominciare a proporre contenuti.

    Questa intervista è stata realizzata in collaborazione con ProfessioneARTE.it, la prima community dedicata alla formazione, aggiornamento e orientamento verso le professioni dell’arte.

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