Le Interviste di ProfessioneArte.it
Lei è Maria Chiara Valacchi, Critica d’arte, Curatrice indipendente e Art Writer.
Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.
Lei è la Curatrice d’arte con l’anima da Restauratrice di Arte Contemporanea. Lei è Maria Chiara Valacchi, Critica d’arte, Curatrice indipendente e Art Writer, che per svolgere la sua professione nel mondo dell’arte ha dovuto “sposare l’anima trasversale di questo mestiere”.
Il suo approccio al sistema dell’arte è dinamico, energico, mai ripetitivo o scontato per una critica e una curatela libera, in dialogo con gli artisti, moltissimi raccontati e presentati attraverso parole e spazi, fisici e virtuali.
Quel linguaggio, la pittura, che nel 2014 ha fatto sì che Maria Chiara fondasse la piattaforma Paint, più di un “diario” per immagini sulle migliori mostre dedicate alla pittura contemporanea, scelte dagli stessi artisti a livello internazionale, per creare una rete attiva di professionisti del linguaggio pittorico.
Nel 2010 ha creato quello che lei stessa ha definito un “contenitore culturale” chiamato Cabinet, uno spazio espositivo non profit milanese rivolto principalmente al linguaggio pittorico.
In questa intervista Maria Chiara Valacchi racconta i suoi esordi nel mondo dell’arte, per scelta e per passione sin da bambina, il cambiamento verso la dinamicità della critica e della curatela, così come l’entusiasmo di operare in un campo d’azione dalle mille sfaccettature e dalle non poche difficoltà, che solo chi è mosso da vera e radicale passione è in grado di superare...
Maria Chiara Valacchi è una critica d’arte, curatrice indipendente e art writer con base a Milano.
Dal 2010 ha fondato e cura lo spazio non-profit Cabinet di Milano che ha ospitato una serie riconosciuti artisti internazionali mid-career come Brian Calvin, Kaye Donachie, Sylvie Fleury, Karsten Födinger, Dagmar Heppner, Christian Jankowski, Chris Succo, Alexander Wagner, Wendy White, Ivan Seal, Pieter Vermeersch ed anche giovani artisti emergenti come Adrian Buschmann, Matyas Chochola, Lindsay Lawson, Alex Mackin-Dolan, Mia Marfurt, Melike Kara, David Keating, Dan Shaw-Town, Tyra Tingleff, Henning Strassburger e Amalia Ulman.
Dal 2014 ha fondato ed è editor-in-chief di Paint! una piattaforma on-line esclusivamente dedicata alla diffusione e alla ricerca della migliore pittura contemporanea, la prima ad utilizzare il contributo diretto di illustri pittori internazionali.
Dal 2015 è contributor internazionale di ArtForum International Magazine e dal 2017 de Il Corriere della Sera e Il Fatto Quotidiano per cui cura delle rubriche tematiche dedicate all’Arte Contemporanea. Per la 16a edizione della fiera d’arte ArtVerona, prevista dall’11 al 13 dicembre, è stata nominata Curatrice del Format Talks, per approfondire attraverso gli interventi dei principali operatori del sistema dell’arte le criticità e le possibilità del sistema.
1.Com’è iniziato il suo percorso nel mondo dell’arte?
Mi sono laureata all’Accademia di Brera in Restauro di Arte Contemporanea, una passione che nutrivo fin da bambina, e ho iniziato a lavorare nel settore sin da subito; dopo poco mi sono resa conto che le dinamiche e le metodologie ripetitive di quel mestiere non si confacevano a quello che volevo sviluppare concretamente in questo campo.
Ho quindi optato per qualcosa che potesse coniugare creatività e studio dell’arte, avvicinandomi poco per volta alla professione di curatore.
Ho deciso di proseguire i miei studi prendendo anche un master in Gestione Museale e nel contempo avvicinandomi al “sistema”, scrivendo per piccoli blog dedicati al contemporaneo e curando mostre di giovani artisti soprattutto negli spazi milanesi emergenti.
2.Come descriverebbe la sua professione oggi?
Sono fortunata. In questi anni, sono riuscita a costruire una figura professionale solida che mi permette di spaziare in vari campi e di collaborare con importanti riviste del settore, gallerie, fiere ed università.
Benché abbia delle preferenze verso alcuni ambiti curatoriali specifici, ho dovuto sposare l’anima trasversale di questo mestiere; una professione sempre più proiettata verso una forte ibridazione dei ruoli.
3. Come è cambiata nel tempo la sua professione?
Rispetto ai miei esordi, circa venti anni fa, è molto cambiata; prima le gallerie private si servivano di figure professionali per organizzare la loro programmazione e gli artisti erano fortemente legati a specifici curatori, linguaggi e correnti di pensiero.
Adesso i ruoli si sono rarefatti e la figura del curatore (nella sua accezione più specifica) si è dovuta adeguare a una minore richiesta, abbracciando altre professioni come quelle di giornalista o di art advisor, fino a poco fa marginali rispetto al proprio raggio d’azione.
Io ho potuto mantenere salda la modalità operativa da curatore grazie a Cabinet; non-profit milanese che ho fondato nel 2010 (insieme ad Antonio Di Mino), e il cui programma da oltre 10 anni è focalizzato nella esclusiva realizzazione di double shows di artisti mid-career internazionali, grazie ai quali registro urgenze critiche e fenomeni culturali difficilmente collocabili altrove.
4. Che impatto sta avendo il digitale nel suo settore?
Dall’insorgenza di internet e dei social network, il mondo è radicalmente cambiato e di conseguenza anche l’arte in sé e l’approccio ad essa.
Molti attori del sistema si sono serviti del digitale per comunicare il proprio operato, aiutando la propria attività a raggiungere parterre impensabili.
L’utenza ha risposto favorevolmente al cambiamento, anche dal punto di vista economico, fattore che ha spinto molte case d’asta, gallerie d’arte e piattaforme virtuali a specializzarsi e convogliare molti collezionisti all’acquisto “online”.
Adesso, data la corrente pandemia, ciò che poteva apparire succedaneo o superfluo, invece risponde perfettamente alla necessità di dover rivedere le nostre dinamiche sociali…con la speranza di poter tornare a viaggiare con sicurezza e godere delle opere d’arte dal vivo.
5. Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua professione?
Ad un giovane consiglierei di scegliere questo lavoro solo se mosso da una vera e radicale passione, per via di un campo d’azione molto limitato e ostico.
Suggerirei inoltre di coniugare allo studio, esperienze dirette sul campo e di non farsi scoraggiare dalle prime difficoltà.
Maria Chiara Valacchi è parte della community di professionisti dell’Art Concierge di Art Rights
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