Le Interviste di ProfessioneArte.it
Lei è Marta Giani, Director e Head of Sale Sotheby’s Italia.
Cinque domande per conoscere in anteprima i grandi professionisti dell’arte, le quotidiane sfide da affrontare, le scelte che hanno determinato il loro percorso nel sistema e nel mercato dell’arte, i cambiamenti all’insegna del digitale e i consigli per chi desidera intraprendere la stessa carriera in collaborazione con ProfessioneARTE.it.
Fare della passione per le opere d’arte e per il dialogo con coloro che le collezionano un lavoro, è la capacità che contraddistingue Marta Giani, Director e Head of Sale per Sotheby’s Italia.
Il suo compito consiste non solo nel fornire expertise sulle migliaia di opere che ogni giorno vengono proposte alla casa d’aste, ma creare anche un dialogo con coloro che desiderano sviluppare o valorizzare una raccolta d’arte privata o una Corporate Art Collection, senza dimenticare la selezione delle opere, quei veri e propri “tesori nascosti” che riappaiono in asta.
Nell’intervista Marta racconta come, seppure il mondo delle case d’asta sia cambiato notevolmente negli ultimi 15 anni, essere dinamici e versatili, avendo la capacità di adattarsi ai mutamenti di settore sviluppando nuove skill si sta rivelando determinante per affrontare con nuovo slancio la ripresa, anche e soprattutto all’insegna del digitale…
Marta Giani è Director e Head of Sale per Sotheby’s Italia.
Ha maturato una significativa esperienza nel settore del restauro dell’arte contemporanea e nel 2004 ha iniziato la sua collaborazione con la storica Casa d’Aste Finarte.
Nel 2006 si unisce al team di Sotheby’s a Milano, dove inizia la carriera come Junior Specialist per il dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea.
Sempre in stretto contatto con i colleghi di Londra, Parigi e New York per le valutazioni e le aste internazionali, dal 2012 è Deputy Director e fulcro del dipartimento milanese.
Dal 2016 è stata promossa Head of Sale delle vendite milanesi di Arte Moderna e Contemporanea.
1. Come è iniziato il suo percorso nel mondo dell’arte?
Il mio percorso è iniziato presto, se si considera che avevo già individuato molto prima di iscrivermi alla Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali di Parma il mio campo di interesse. Durante gli anni di Università ho lavorato presso il laboratorio di una brava restauratrice, perché il contatto con le opere d’arte è sempre stato per me prioritario.
Dopo la laurea, per quanto non avessi ancora le idee chiare, ho avuto la possibilità di affinare la mia dialettica, grazie al lavoro di guida che ho svolto alle esposizioni temporanee di Palazzo Reale di Milano per circa un anno.
Dopo una breve esperienza in galleria d’arte dove ho collaborato come restauratrice e all’organizzazione di mostre temporanee, ho avuto l’occasione di entrare a far parte come cataloguer del team del dipartimento di Arte Contemporanea di una casa d’aste nazionale.
I ritmi di lavoro erano molto serrati, ma ho avuto la fortuna di avere un responsabile di Dipartimento e dei colleghi con i quali mi sono trovata benissimo sia dal punto di vista umano, sia lavorativo e dai quali ho imparato più di quanto avrei mai immaginato.
Questa esperienza, due anni molto intensi, mi ha portata dove sono tutt’ora: al dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea di Sotheby’s Italia, guidato da Raphaelle Blanga.
Ho iniziato come Junior Specialist ed oggi, grazie alla crescita che la società mi ha consentito di fare, sono Head of Sale delle vendite in Italia.
2. Come descriverebbe la sua professione oggi?
Il nostro compito, come specialisti, non consiste solo nel fornire l’expertise sulle opere che ci vengono proposte e per le quali ci richiedono delle valutazioni di mercato, ma anche nel dare la nostra consulenza su come sviluppare o valorizzare una collezione privata o una collezione aziendale.
Penso che sia essenziale nella nostra professione tenersi aggiornati: in questo senso è fondamentale per noi frequentare Musei pubblici e privati, Istituzioni culturali, Fiere nazionali ed internazionali, Gallerie d’arte e anche gli studi degli artisti.
Infine ritengo che in un settore che è sempre più competitivo, la ricerca sia altrettanto determinante ai fini di scovare “tesori” ai quali ancora nessuno è arrivato o ha pensato.
3. Come è cambiata nel tempo la sua professione?
Il nostro mondo è cambiato sensibilmente negli ultimi 15 anni, e non parlo solo dell’Arte Contemporanea.
Tutti i player del nostro settore si sono evoluti, noi per primi come Casa d’Aste. Abbiamo focalizzato gradualmente la nostra attenzione su una fascia di mercato sempre più alta, in conseguenza dell’evoluzione dei gusti dei collezionisti, che con maggior frequenza si rivolgono a noi.
Penso che questa tendenza dipenda in parte dal taglio che come dipartimento abbiamo concordemente deciso di dare alle nostre vendite in Italia. Fino a qualche anno fa, era impensabile ipotizzare la vendita di artisti stranieri del calibro di Cy Twombly, Andy Warhol, Robert Rauschenberg, Josef Albers, Yayoi Kusama, tra gli altri, a Milano.
Oggi è normale perché le aste di Milano si inseriscono con naturalezza nel panorama internazionale e godono del riflesso positivo dei risultati delle sedi di Londra e New York, con il vantaggio di mantenere un carattere più esclusivo.
4. Che impatto sta avendo il digitale nel suo settore?
Il digitale è un tema che Sotheby’s sta affrontando con grande entusiasmo e che acquisisce di stagione in stagione un ruolo sempre più marcato.
In un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui ci troviamo ad affrontare le difficoltà inaspettate derivate da una situazione in cui i rapporti di persona sono stati limitati in modo drastico, il fatto di poter disporre di contenuti digitali ad alta tecnologia e di aste online di diverse categorie si sta dimostrando una carta vincente.
5. Cosa consiglierebbe a un giovane che vuole intraprendere la sua professione?”
La nostra professione è tra le più interessanti che io possa immaginare per chi ha la passione per l’arte. Senza passione è inutile intraprendere qualsiasi carriera. E’ indispensabile essere versatili e dinamici, ma anche e soprattutto avere voglia di continuare a studiare e di approfondire. Trovo che i corsi universitari preparino al mondo lavorativo gli studenti molto meglio oggi, rispetto a una ventina di anni fa.
Il migliore consiglio che si può dare a chi desidera fare dell’arte contemporanea il proprio ambito lavorativo è di essere sempre disponibili perché si può imparare molto anche dalle esperienze che possono sembrare inizialmente meno incoraggianti.
Avere dimestichezza con almeno un’altra lingua è ormai indispensabile. Un’esperienza lavorativa all’estero per quello che ho potuto constatare nei giovani studenti che hanno collaborato con il nostro dipartimento come stagisti, è un ottimo punto di partenza.
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