LA RIVOLUZIONE DEI MUSEI
A cura di Roberto Concas
Nascita della museologia digitale.
Per i musei, il lockdown con gli spazi fisici preclusi, è stato occasione per affacciarsi al mondo del digitale e dell’online.
L’esperienza si è rivelata, per molti, nuova e forse faticosa, sicuramente inconsueta, come ricca di sorprese e curiosità in un terreno sostanzialmente inesplorato.
Per quanto accaduto è possibile affermare che si è diffusa un’attenzione che ha assunto il profilo dell’esigenza, come quello dell’opportunità, sino a quella della irrinunciabilità per operare nelle nuove frontiere del Digitale.
COSA FARE?
Adesso, per il mondo dei musei la domanda sui sistemi “digitali e online” è una sola: cosa fare?
Infatti, seppure le molte sfumature, il problema si manifesta nella sua interezza e complessità, perché pensare digitale non significa solo stare sui social, avere un sito, oppure aggiungere nuove tecnologie multimediali al museo! Peraltro, non si può “pensare” semplicemente di traslare esperienze museologiche e museografiche verso il digitale, perché linguaggio, forma, sintassi, strumenti della comunicazione, metodologie e potenzialità sono completamente diverse. Inoltre, non si può “pensare” che le conoscenze specialistiche e scientifiche sui beni esposti nei propri musei possano configurarsi come la nuova offerta museale digitale, tali competenze sono certamente indispensabili, ma altresì complementari. Infine, non si può “pensare” che le tecnologie siano la soluzione oppure l’ostacolo per trovare un proprio ruolo nell’offerta museale digitale.
Quindi, cosa fare?
Naturalmente e prima di tutto: Pensare Digitale!!!
E come?
PENSARE DIGITALE
Pensare Digitale è un processo di riflessione, metodo, studio, applicazione, dove i parametri finora noti, siano essi museologici, museografici, di gestione e fruizione museale, dovranno essere rimodulati nel pensiero unificante di quella che viene oggi definita come “Umanistica Digitale”.
È bene subito puntualizzare che non si tratta di “abbandonare” o peggio “ripudiare” nulla di quanto fatto finora in ambito museale per scegliere altre strade, ma neppure di portarsi dietro, nel nuovo percorso, bagagli e limiti di esperienze che hanno ormai fatto il loro tempo. Si potrebbe suggerire, in un linguaggio informatico, di conservare queste esperienze in archivi e memorie remote, ma pur sempre a disposizione costante per ogni esigenza di continuità filologica. Sull’innovazione dei musei si potrebbe ragionare per paradossi e dire che i musei con vetrine, didascalie, opere, reperti, pannelli esplicativi, sono musei “morti” come già quelli a collezioni fissa, che non prevedono modifiche alcune nell’allestimento, ma sono indispensabili per progettare e vivere i musei della nuova cultura umanistica digitale.
LA RIVOLUZIONE MUSEALE
E ancora, paradossalmente, si potrebbe dire che i musei moderni aperti al pubblico sono nati con la Rivoluzione francese, così come i Musei dell’Umanistica Digitale e Online nasceranno dal post Coronavirus!
Mai, come adesso, le nostre vite si sono confrontate e “confortate” nel mondo digitale e online dove la “rivoluzione” è stata direttamente vissuta, più che sentita proclamare, dove la conoscenza, l’informazione, l’allarme come il relax e l’approfondimento, hanno scandito “digitalmente” le nostre lunghe ore. Come per tutte le “rivoluzioni” ci saranno reazioni, opposizioni, osservazioni, preconcetti, desideri per il ritorno al “fisico”, alle sale dei musei, al già noto; ma come sempre è avvenuto in passato, la strada di non ritorno è ormai tracciata. Museologicamente parlando la rivoluzione potrebbe essere già in atto e da tempo, in modo silente, mentre il pensiero dell’Umanistica Digitale cresce, si evolve, raccoglie contributi, si apre a nuove visioni. Ora per i musei è necessario non farsi trovare “impreparati” davanti alla diffusione e poi al possibile dilagare del “pensiero digitale e online”, e non sarà un virus a travolgerci, ma semmai una condizione “virale” intesa come partecipazione collettiva!
LA MUSEOLOGIA DIGITALE
Questo cambiamento dovrà essere gestito, dai musei, possibilmente senza soluzione di continuità, affinché i valori, la storia, le esperienze trovino una propria e naturale evoluzione su robuste radici.
La soluzione non è configurabile e neppure delegabile, come in passato per i musei, in un intervento architettonico, un restyling, una sistemazione espositiva, una soluzione illuminotecnica, un incremento tecnologico, un riordino diacronico delle opere, ma serve molto di più, serve un nuovo “pensiero museologico”! Per la nuova museologia digitale avranno ruolo molte specializzazioni e materie, alcune assolutamente inedite, che insieme dovranno concorrere per questa “rivoluzione museale” per la quale anche il MiBATC si sta attrezzando con un proprio Piano Triennale 2019-2021 per la Digitalizzazione e l’Innovazione dei Musei.