Nel 2008 Damien Hirst ha ribaltato le regole del mercato dell’arte.
Scopriamo come…
Damien Hirst è l’artista contemporaneo che nel bene o nel male tutti conoscono.
Emerso negli anni ’80 tra gli Young British Artists sponsorizzati e portati al successo dal pubblicitario e collezionista Charles Saatchi, è autore dello squalo tigre imbalsamato dal titolo L’impossibilità fisica della morte nella mente di un essere vivente venduto per 12 milioni di dollari nonché autore del teschio umano Per l’amor di Dio ricoperto da 8.601 diamanti prodotto per 14 milioni di sterline e poi venduto alla cifra vertiginosa di 50 milioni di sterline.
Damien Hirst è un’artista evidentemente attento al mercato, tanto da intervenire nella immediatezza dei catastrofici 15 e 16 settembre 2008 in cui venne dichiarata la bancarotta dalla Lehmann Brothers.
L’artista, in accordo con la casa d’aste Sotheby’s, presentò in due sessioni di vendita 300 opere circa, aggirando il suo mercante d’arte di allora Jay Jopling e la galleria di rappresentanza Gagosian.
[signinlocker id=3442] La portata innovativa di quest’asta dal titolo Beautiful Inside My Head Forever era stata quella di ribaltare completamente i ruoli del mercato, andando anche contro le regole dello stesso, dove la presenza di opere in asta avviene solo dopo che queste sono passate nel mercato primario della vendita in galleria; in asta erano presenti anche opere appena uscite dallo studio di Hirst e per questo i collezionisti (compresi speculatori del settore arte) non se le sono di certo lasciate scappare.
Mercanti e galleristi furono “costretti” a partecipare all’asta, considerando che un risultato negativo delle sessioni di vendita avrebbe fatto perdere valore al loro cospicuo stock di opere di Hirst e provocato la sfiducia da parte dei collezionisti.
Il risultato? Si dimostrò clamorosamente positivo con una vendita pari a 111 milioni di sterline, la quasi totalità delle opere vendute e nessuna commissione richiesta da Sotheby’s a Damien Hirst, assicurandosi per entrambi il privilegio di entrare nella storia dell’economia dell’arte.
A questo punto penserete “Ecco, Damien Hirst è stato più furbo di tutti, aggirando le regole del mercato, il suo gallerista e il suo mercante”. Beh non c’è dubbio che Hirst, già ricco e famoso prima dell’asta, lo sia diventato ancora di più.
Solitamente ciò che accade è esattamente l’opposto: gallerie, mercanti d’arte e collezionisti propongono in asta una selezione di opere di un artista, appartenenti al secondo mercato, al fine di mantenere il valore o aumentarlo anche grazie a rilanci in corso d’asta concordati.
Purtroppo per lui, negli anni a seguire, gli scambi delle sue opere sul mercato sono notevolmente diminuite, costringendo i suoi collezionisti a non rivendere le opere per paura di vedere il prezzo pagato ridotto in modo considerevole.
Damien Hirst nel 2012 rompe i rapporti con Gagosian, recuperandoli solo nel 2016 dopo che dal 2008 le sue opere si sono svalutate anche del 70%.
Violare le regole non paga, in un mercato dell’arte che vive su un delicato equilibrio di ruoli dove tutti i suoi protagonisti concorrono a creare valore culturale ed economico per un artista e le sue opere, inutile quindi fare i “furbi” perché la débâcle è sempre dietro l’angolo…
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